La figura di Margherita di Antiochia è stata rappresentata in molti modi. Tra i più significativi quello scelto da Annibale Carracci (1560-1609) per la Cappella Bombasi della Chiesa di S. Caterina de’ Funari. Davanti a questo quadro il giovane Caravaggio, appena arrivato a Roma, “quasi ci moriva”, tanto da fargli dire: “Finalmente vedo un pittore”… In effetti nel quadro c’è un modo nuovo di rappresentare sia le figure che il paesaggio. Margherita è rappresentata come una ragazza giovane e bella, colta, con in testa una coroncina di perle. Ha il gomito appoggiato su un cippo con l’iscrizione “Sursum corda”. Con una mano tiene un libro e la palma del martirio, mentre con l’altra indica in alto l’incoronazione della Vergine rappresentata in una cimasa posizionata sopra il quadro. Con il piede schiaccia la testa del drago della leggenda. Il quadro sembra che sia l’adattamento di una tela dedicata a Santa Caterina di Alessandria, un’altra martire bella e coltissima che viene spesso citata insieme a Margherita. La Santa matrona di Coreno invece sembra il frutto di una visione controriformistica, dimessa. La statua in gesso che viene portata in processione, di non eccelsa fattura, rappresenta una donna e non una ragazza, con tutti gli attributi ma non le perle da cui deriva il nome. La Santa sembra triste e rassegnata: non esprime l’orgoglio della sua bellezza e della testimonianza di fede a cui è chiamata dal tremendo martirio. Rispecchia, male, una visione religiosa conformista e bigotta, senza slancio, senza bellezza. |