La poesia come indicibilità

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“La maggior parte degli avvenimenti sono indicibili, si compiono in uno spazio che mai parola ha varcato”.Così dice R. M. Rilke nella prima delle sue Lettere a un giovane poeta.
E cosa c’è di più indicibile del rimorso di un figlio “inadempiente” nei confronti del padre e della madre sul punto di morte? Sono emozioni, sentimenti, ricordi, sensazioni che non si possono dire: si possono tutt’al più accennare, evocare, suggerire. E’ quello che fa Tommaso Lisi nel suo ultimo libro, Nuovi colloqui con il padre e la madre (Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2016), che porta a compimento la precedente raccolta del 2013, Colloqui con il padre e la madre.
Un esito che non ha nulla di consolatorio o di assolutorio, ma,
al contrario, approfondisce il lavoro di scavo duro e spietato dentro se stesso per estrarne le ragioni più nascoste di una assenza ormai irrimediabile.
E’ il figlio che, coraggiosamente, scava, ma è solo il poeta che, magistralmente, può tentare di “dire”.

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