Anche io almeno una volta ho sognato di vincere il Nobel

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Ogni studioso di economia ha sognato, almeno per una volta, di ritrovarsi a Stoccolma per ricevere il premio Nobel per l’Economia. Economia: una scienza così imperfetta che con teoremi, a volte assurdi, cerca di spiegare i motivi per i quali l’Africa non riesce a liberarsi dalla morsa della fame (forse, basterebbe che noi tutti aprissimo un pò più gli occhi…), l’equilibrio del mercato, lo stesso mercato che nel 2008 ha portato il mondo (e le famiglie!!!) a sopportare la crisi più dura della storia; l’OCSE stima 17
milioni di disoccupati in più rispetto al 2008.
Intanto, tutti i quotidiani mondiali sono titolati dai nomi degli economisti più importanti in questo momento: Diamond, Mortensen e Pissarides. Forse i loro nomi dicono poco, forse nulla; i libri di
economia non riportano i loro scritti e le loro teorie, ma sono i tre che hanno vinto il Nobel per l’Economia. A far scalpore, però, è l’argomento alla base dei loro studi, alla base della loro vincita: il
LAVORO!!!
A fronte di modelli che valutano le opzioni, che analizzano la domanda e l’offerta come le uniche ‘leggi’ a disciplinare il mercato, in un periodo di crisi la parole che risuona maggiormente è sempre il lavoro/occupazione.
Su vari quotidiano ho letto sempre la stessa cosa: nonostante le nuove opportunità di lavoro, quelle che nascono dopo gli eventi catastrofici, come mai continuano ad esserci così tanti disoccupati? Cosa può fare la politica per ridurre il tasso di disoccupazione? Secondo l’ISTAT il tasso di disoccupazione giovanile ad oggi è circa il 30%. Ebbene, gli studi dei tre neo-premi Nobel tentano di dare una spiegazione proprio a questo.
Proprio la politica dovrebbe capire, percepire i problemi dei cittadini e adottare, o cercare di farlo, tutte le
misure per combattere e colmare le differenze sociali e offrire a tutti i cittadini una vita dignitosa. Invece, dal 2008 i telegiornali hanno riempito i loro notiziari, e i giornali le loro pagine, con servizi di questa maledetta crisi, ma nemmeno una volta hanno parlato delle misure per la ripresa legate al mercato del
lavoro, questo perché di misure in tal senso non ce ne sono state.
Forse i nostri politicanti (lo scrivo con la p minuscola perché non sono degni di essere chiamati come tali) non hanno avuto tempo? Forse hanno pensato che il lavoro è un problema di secondo piano?
Forse sono io che vedo il lavoro come un problema, forse i veri problemi dell’Italia è la casa di Monaco presumibilmente ceduta a basso prezzo dal nostro presidente della Camera (ci si preoccupa delle case vendute a basso prezzo e non dell’incapacità di noi giovani di potersi permettere una casa), è il Bunga Bunga del presidente del Consiglio e non i precari della scuola e delle migliaia di persone che ogni anno escono dall’università e non riescono a trovare un lavoro a far scalpore.
E intanto l’Italia sta crollando come i preziosi tesori di Pompei!!!
E la politica corenese cosa ha fatto negli ultimi anni? Una cosa su tutte…il cambio del sindaco e poi?
Forse più nulla, a mio dispiacere.
Non bisogna commettere l’errore di paragonare le azioni adottate da un piccolo paese con quelle degli enti più grandi e ‘potenti’, ma è pur vero che gli amministratori di un piccolo paese sono in grado
immediatamente di capire i reali problemi che i propri cittadini stanno vivendo e che vivranno in futuro; di conseguenza possono adottare misure consapevoli e ben mirate per affrontare in maniera tempestiva gli stessi.
Eppure, ogni volta che ritorno al mio paesino sulle montagne ritrovo tutto uguale; i ragazzi che sono nel paese non hanno un posto dove tirare un calcio ad un pallone, una pista ciclabile dove correre
tranquillamente senza avere la paura che un camion ti possa saltare addosso o che le polveri delle cave/segherie possano inghiottire i nostri polmoni, una strada asfaltata decentemente dove guidare la propria macchina senza il rischio di cadere in una voragine.
Vorrei chiedere al sindaco o a chiunque mi sappia rispondere: ma cosa sta facendo il comune di Coreno per i ragazzi come me? Cosa propone di offrire domani, il prossimo anno, tra due anni?
Io ho avuto la fortuna di trovare, dapprima, uno stage a Roma, il quale mi ha permesso di iniziare ad aprire gli occhi sulle reali possibilità che un piccolo paese, guidato da miope persone, riesce a dare. E ora che sono ancora più lontano (a Torino dopo esser stato un anno a Milano), dopo aver viaggiato e visitato paesi lontani dal nostro (Germania, Olanda, Francia, Lussemburgo, Stati Uniti) riesco a capire il futuro che Coreno può darmi, come giovane, e dare a quelli che, come me, hanno speso tempo e denaro per studiare…NIENTE!!!
Si effettuano raccolte straordinari di rifiuti ingombranti, ma non esiste raccolta differenziata (infatti, viene acquistata una lambretta per non fare la differenziata!!!), vengono pulite le strade, ma le buche sono le stesse, vengono spesi i soldi per la cultura, ma gli spettacoli (e solo quelli) sono sempre delle stesse persone, le polveri delle cave viaggiano allo stesso modo di due anni fa.
Non voglio rimproverare le scelte fatte dagli amministratori, ma dire la mia su queste che, secondo me, sono sicuramente delle scelte fatte per colmare momentanei buchi, per dirla alla corenese: “pè fa verè che stamo a fa kaccosa”; non vedo una programmazione a lungo termine, azioni per dare un futuro al nostro paese e ai giovani che insistono a rimanere.
La popolazione corenese ha dato mandato a delle persone, nostri concittadini, di trovare soluzioni, alternative valide a quelle intraprese in passato, ma la pasta mi sembra sempre la stessa!!!
Cambiare questo andazzo sarà una sfida cha farà onore a colui/coloro che veramente un giorno vorrà/vorranno chiudere definitivamente un capitolo nero della storia politica corenese e mettere al primo posto il bene della cosa pubblica. Secondo il mio parere, come è stato per le passate elezioni comunali, anche nelle ultime, noi cittadini siamo stati chiamati ad eleggere non persone veramente capaci (non dico che tutti coloro che ci rappresentano non lo siano), bensì parenti e conoscenti della propria famiglia o quelli che possono ‘dare una mano’. E sì miei cari concittadini, i primi colpevoli delle condizioni attuali, della difficoltà sociale di vivere a Coreno siamo proprio noi.
Inserendo Coreno Ausonio sui motori di ricerca internet vien fuori quanto segue:
Il motore dell’economia della comunità è senz’altro lo sfruttamento della pietra calcarea del perlato Royal Coreno (o perlomeno quello che resta). Sul territorio, sono presenti molte cave, segherie ed agenzie di trasporto che si occupano, rispettivamente, della sua escavazione, della lavorazione e del trasporto, anche a livello internazionale. Negli ultimi anni, purtroppo, molte cave e segherie sono entrate in crisi. Oggi si assiste, quindi, ad una diversificazione dello sfruttamento dei giacimenti e ad una modificazione degli
stessi sistemi di lavorazione del marmo. Sono, così, comparsi i primi frantoi, nei quali la pietra calcarea informe, non suscettibile di altro sfruttamento economico, viene triturata, a volte perfino polverizzata, per poter essere utilizzata, sotto questa nuova forma, nell’industria delle costruzioni e finanche nella industria cosmetica. Questa relativamente nuova attività “potrebbe”, oltre che contribuire al rilancio del bacino marmifero in difficoltà, anche avere dei risvolti positivi sul ripristino dei luoghi soggetti alla escavazione. Inducendo gli imprenditori a cercare materiale da sfruttare, non dalla escavazione “tout court”, ma dal recupero dei cosiddetti sfridi. Essi erano depositati e “dimenticati” nelle discariche a cielo aperto che, accessorio irrinunciabile delle vere e proprie miniere, anch’esse a cielo aperto, contribuivano a deturpare il bel paesaggio collinare. Rimane inattuata una diversificazione degli obiettivi economici
del paese. Dimostrano buone potenzialità la sua antichissima e tradizionale vocazione agropastorale, con la zootecnia, l’enogastronomia, la produzione e la lavorazione dei prodotti tipici. Non è sfruttata nemmeno l’invidiabile posizione baricentrica tra mare e montagna; tra bellezze culturali, paesaggistiche ed archeologiche, il paese non è al momento dotato di infrastrutture adeguate ai parametri imposti da una nuova, e sempre più qualificata, richiesta del turismo gravitante.
Che dire!
La popolazione corenese è passata da 2469 cittadini censita nel 1911 (punto di massimo) a 1692 censita il 1° marzo 2010 (punto di minimo); questo cosa vuol dire? Vuol dire che il nostro paese sta morendo; le persone scappano in altri paesi, non si fanno figli (queste alcune ragioni).
Spero che questa lettera sia di spunto a tutti coloro che devono, e prenderanno, le decisioni sul futuro del nostro piccolo paese; il primo passo è togliersi i paraocchi, mettersi in discussione con tutti. Un elemento di spunto sarebbe quello di analizzare e studiare la ricerca degli economisti prima citati, sempre se ci sia qualcuno in grado di poterlo fare, così potremmo vantarci di aver portato anche il Nobel in un piccolo paese morente.
Nell’ultimo mese ho conosciuto un uomo che proviene da Cassino e che lavora in FIAT a Torino (che strano!), parlando mi dice: ‘…bisogna fare i sacrifici, accontentarsi, dobbiamo fare gli emigranti…’.
Anche io mi sento emigrante, vorrei tanto ritornare, ma l’impossibilità di trovare un lavoro me lo impedisce, l’impossibilità di costruire un futuro mi fa dimenticare Coreno Ausonio.
Franklin Delano Roosevelt scrive: «La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.».

Alessandro Di Massa

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