Si sono svolti ieri nell’indifferenza della popolazione, delle autorità e delle istituzioni politiche e culturali i funerali di Peppino Coreno, morto il giorno prima a 97 anni nella sua casa di Minturno, come in esilio.
Un uomo di grande spessore morale e umano ricordato fuggevolmente in chiesa in modo sbrigativo e superficiale dagli esponenti politici e religiosi presenti che hanno così dimostrato di non conoscere un grande concittadino.
Per questo, per quello che può valere, ti chiedo scusa.
Scusa per non aver ricordato la tua breve stagione politica stroncata da un complotto miserevole di palazzo che ha segnato per sempre la vita politica e amministrativa del paese e si riverbera ancora oggi negli atteggiamenti di alcuni eredi di quei personaggi.
Scusa, ma non sono il sindaco.
Scusa per non aver ricordato il tuo lavoro di studio e di ricerca sulla storia di Coreno, sulle famiglie e i casali, sugli eventi piccoli e grandi che ne hanno segnato il percorso di crescita e di sviluppo.
Scusa, ma non sono l’addetto alla cultura.
Scusa per non aver ricordato la tua disponibilità a collaborare e a contribuire fattivamente a tutte le iniziative atte a animare la vita culturale di Coreno con i giornali, le associazioni e le persone interessate.
Scusa, ma non sono il direttore della Serra o il presidente della Proloco.
Scusa per non aver ricordato la mitezza e la bontà innate del tuo carattere che si manifestavano in un sorriso perenne, in una disponibilità infinita all’ascolto.
Scusa, ma non sono un poeta laureato.
Scusa per non aver ricordato la tua infinita pazienza e tolleranza nel sottostare alle assurde restrizioni di orari e disponibilità che ostacolavano le tue ricerche negli archivi parrocchiali.
Scusa, ma non sono il parroco di Coreno.
Ciao, Peppino.
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